Date una all'87° Distretto by Ed McBain

Date una all'87° Distretto by Ed McBain

autore:Ed McBain [McBain, Ed]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-04-34289-7
editore: Mondadori
pubblicato: 1990-12-31T16:00:00+00:00


11

Il King and Queen era nel Quarter, ma più vicino alle case di pietra ammassate le une alle altre sui due lati della Hall Avenue, che ai ristoranti, ai bar, ai teatri sperimentali, alle gallerie d'arte attorno a Canopy Avenue.

Il club aveva la sede in una specie di seminterrato e per arrivare alla porta d'ingresso bisognava scendere un paio di gradini dal piano stradale. A destra della porta c'era una finestra, decorata con tasselli di vetro colorati, molto simile a un mosaico. I pannelli colorati raffiguravano a sinistra il re delle carte da gioco e a destra la regina. L'effetto era sorprendente grazie alla forte illuminazione proveniente dall'interno, per cui si aveva l'impressione che sui vetri battesse la luce del sole. Sorprendente e dignitoso anche, come elemento di richiamo. Da un locale dove si faceva lo spogliarello ci si aspettava qualcosa di più pacchiano, ad esempio una riproduzione ad altezza naturale di una maggiorata fisica in costume ridottissimo.

Davanti al King and Queen non c'erano manifesti. Non c'era nemmeno uno striscione col nome del locale. C'era soltanto un piccolo scudo rotondo e dorato, inserito nella metà superiore della porta, unico richiamo col nome del club. Il numero civico, il 12, era inciso in un'altra placca rotonda e dorata, inserita nella metà inferiore.

Hawes e Carella aprirono la porta ed entrarono.

L'interno del King and Queen aveva il medesimo aspetto malinconico, la stessa aria stanca e inutile che hanno tutti i locali notturni durante il giorno. Carella ne restava sempre colpito, come a incontrare alle dieci del mattino in metropolitana una signora di mezza età in abito da sera e ingioiellata. Il King and Queen, visto di giorno, aveva la stessa aria di pompa fuori luogo e lo stesso aspetto stanco, e forse più solitario. Non c'era segno di vita, lì dentro.

«Ehi!» chiamò Carella. «C'è nessuno?»

La sua voce echeggiò nella lunga sala deserta. Una unica finestra, in fondo, lasciava entrare una luce grigia di pioggia. Particelle di polvere si muovevano lente nel fascio di luce, depositandosi sulle sedie abbandonate e messe capovolte sui tavolini rotondi.

«Ehi!» gridò ancora Carella.

«Il deserto assoluto» disse Hawes.

«Andiamo a vedere da quella parte. C'è nessuno?»

«Chi è?» rispose una voce. «Siamo chiusi fino alle sei.»

«Dove siete?» gridò Carella alla voce.

«In cucina. Il locale è chiuso.»

«Potete venire qui un momento?»

Un uomo comparve improvvisamente nel fascio di luce, asciugandosi le mani con uno strofinaccio. Rimase fermo un attimo nel raggio grigio, poi si diresse verso i due poliziotti.

«Il locale è chiuso» ripeté.

«Siamo della polizia» disse Carella.

«È chiuso lo stesso. È chiuso soprattutto per i poliziotti. Se vi servo, addio licenza.»

«Siete Randy Simms?» domandò Hawes.

«Proprio io» rispose Simms. «Che cos'ho fatto?»

«Niente. Possiamo sederci da qualche parte a parlare un momento?»

«A vostra disposizione» disse Simms. «Scegliete il tavolo che preferite.»

Tirarono giù le sedie da uno dei tavoli, e si sedettero. Simms doveva aver passato i quarantacinque anni, era biondo, e indossava una camicia bianca col colletto slacciato e le maniche arrotolate. La bella faccia abbronzata aveva un'espressione di noia. Pareva il tipo che passa le



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